I romeni in Italia: affrontare gli stereotipi e aprire nuovi orizzonti

Il 18 maggio 2023, la Sala delle Colonne della Città di Torino è stata teatro della terza edizione del convegno “I romeni in Italia tra vecchi stereotipi e nuovi orizzonti”. Organizzato dall'Ambasciata di Romania in Italia, dall'Istituto di Studi Politici S. Pio V, dal Dossier Statistico Immigrazione – IDOS e dal Consolato Generale di Romania a Torino, l'evento ha riunito specialisti e pubblico in un dibattito approfondito sull'immigrazione romena in Italia negli ultimi 30 anni.

 

Il pubblico ha avuto la possibilità di approfondire il volume bilingue “Radici a metà. Trent'anni di immigrazione romena in Italia”, una ricca raccolta di analisi sociologiche e statistiche che illustrano l'esperienza dei romeni in Italia. Il contenuto fornisce una visione dettagliata di come la comunità romena si sia integrata, adattata e abbia contribuito alla società italiana.

 

Tra i partecipanti di rilievo, l'Ambasciatore di Romania in Italia, Gabriela Dancău, il Vicesindaco di Torino, Michela Favaro e la Consigliera Giovanna Pentenero. Tutti e tre hanno sottolineato l'importanza dell'interazione e del partenariato tra Italia e Romania, evidenziando la crescente influenza della diaspora romena. Uno dei momenti chiave della conferenza è stata la presenza e il messaggio di Sua Eccellenza Ioana Gheorghiaș, Console Generale della Romania a Torino. La console Gheorghiaș ha parlato dell'importanza di mantenere i legami con la patria, della comprensione della cultura italiana e del contributo positivo dei romeni nella società italiana. “In questi 30 anni di immigrazione, la nostra comunità è cresciuta e si è sviluppata. I romeni hanno superato il livello di bisogni basilari, come casa e lavoro, diventando nuovi cittadini inseriti nelle scuole e nelle università, come alunni e studenti, ma anche come docenti. Sono presenti nei luoghi di cultura, come artisti e creatori di bellezza, nei registri anagrafici delle camere di commercio, come imprenditori di alto livello”, ha affermato Ioana Gheorghiaș. Il console generale ha portato delle statistiche aggiornate con riferimento alla zona di competenza dell’ufficio consolare, statistiche che dipingono una comunità “proiettata verso il futuro”, con “oltre 4000 imprenditori, 1000 studenti negli amfiteatri dell`Università di Torino e altrettanti nelle aule del Politecnico, con migliaia di bambini e ragazzi di età scolastica che popolano le aule delle scuole di vario grado”.

 

Alcuni torinesi di origine romena, tra cui Mioara Verman, Enescu Luciana e Viorel Bohotici, hanno condiviso le loro storie personali. Queste includono sia esperienze positive che sfide incontrate nel processo di integrazione e adattamento alla vita in Italia. I loro racconti hanno portato un tocco personale, trasmettendo al pubblico sentimenti ed emozioni autentiche.

 

Luciana Enescu, nata in Bacău, ha lavorato prima come baby sitter, poi, dal 2003 ha iniziato un percorso nel campo dello spettacolo benefico. Dal 2013 con la sua “Eneselle Spettacoli” organizza e promuove diversi eventi di beneficienza, per realtà importanti come AIDO Torino (Associazione Italiana per la Donazione di Organi, tessuti e cellule), FMRI Torino (Federazione Malattie Rare Infantili), Lila Piemonte (Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids), FPRC (Fondazione Piemontese per la ricerca sul cancro, Candiolo).

 

Mioara Verman, sarta e stilista, vive a Torino da più di 25 anni. La passione e determinazione per il suo lavoro non è passa inosservata ed è diventata Presidente Federmoda – CNA Torino. Da quasi 17 anni gestisce la propria attività, è madre di due figli ed è spesso impegnata in svariati impegni sociali per i più fragili.

 

Viorel Ionut Bohotici è un promettente studente di Ingegneria Elettronica presso il Politecnico di Torino. Appassionato di Matematica, Fisica, Chimica, e Biotecnologie. Diplomato a Jesi in biotecnologie sanitarie, dall’età adolescenziale ha svolto innumerevoli attività nel campo della ricerca scientifica. Ha presentato i suoi progetti all’Expo di Dubai, ed in varie competizioni scientifiche tra cui il “Regeneron ISEF di Atlanta” dove è arrivato 4°. Grazie ai suoi progetti, ha preso parte alla serie “Science Fair” della prestigiosa “National Geographic”.

 

 

I dettagli del volume sono stati forniti dai curatori Antonio Ricci e Miruna Cajvaneanu, che hanno sottolineato il rigoroso lavoro di ricerca che ha portato a quest'opera.

Eccone alcuni: “Nel 2020 i titolari di impresa nati in Romania sono 50.230, di cui 30.426 nelle costruzioni (si tratta di un vero e proprio passaggio verso il lavoro autonomo nello stesso settore in cui è tuttora convogliata una buona parte dei lavoratori romeni alle dipendenze, tanto che in taluni casi si tratta di para-imprese nate per soddisfare i rapporti di sub-fornitura). Negli anni più recenti l’imprenditoria romena ha trovato nuova linfa grazia alla progressiva apertura a nuovi ambiti di attività, trainata dal ruolo crescente delle donne.

Nel 2020 il valore aggiunto generato dai lavoratori stranieri in Italia è stato pari a 146,7 miliardi di euro, cioè al 9,5% del PIL, e tenuto conto che i romeni in Italia rappresentano oggi il 20,8% della presenza straniera, è doveroso riconoscere ai lavoratori romeni di contribuire ogni anno ad almeno il 2% del PIL italiano”.

In Piemonte c’è un’importante comunità romena, che comprende 73.074 lavoratori (64.739 dipendenti, 7.754 autonomi, 581 parasubordinati). Ci sono anche 4.028 pensionati (1.631 pensioni IVS, 1.858 pensioni assistenziali, 331 pensioni assistenziali, 208 più di una tipologia).

Ecco come viene distribuita la presenza sul territorio nelle varie provincie: Torino si trova al primo posto, con 88.068 presenze (42,2% sul totale degli stranieri), Cuneo – 15.775, Alessandria – 12.632, Asti–  6.724, Novara 3.683.

Miruna Cajvaneanu ha esposto alcuni aspetti qualitativi rilevati dalla ricerca,  con luci e ombre. E’ stato notato come al livello associativo, l’impegno della comunità non è omogeneo e ha ancora margini di sviluppo. Molto più significativa è la dimensione religiosa (sul territorio italiano ci sono oltre 400 parrocchie ortodosse, e una cinquantina tra quelle cattoliche di rito latino e greco cattoliche. Dal punto di vista della cittadinanza attiva, sono pochi i cittadini romeni che esercitano il loro diritto di voto attivo e passivo alle elezioni amministrative ed europee, in qualità di cittadini comunitari. Dall’indagine sociologica realizzate nell’ambito della ricerca, è emerso che “i romeni si sentono a casa in Italia, come in Romania, e devono fare i conti con un’integrazione transnazionale sui generis. Interessante notare che il trasferimento della cultura romena alla generazione dei bambini risulti ridotto e generalmente limitato all’uso della lingua romena nello spazio familiare. Da questo punto di vista è probabile che il risultato finale possa essere l’assimilazione”. Inoltre, 46% dei romeni che vivono in Italia dichiarano si sentirsi “cittadini europei”.

 

Sotto l'abile guida del moderatore Benedetto Coccia, le discussioni sono state sia informative che stimolanti, generando un senso di unità e comprensione reciproca.

 

In conclusione, l'evento ha offerto una preziosa visione della vita, delle lotte e dei successi dei romeni in Italia, promuovendo il dialogo e il superamento degli stereotipi, evidenziando non solo il passato dell'immigrazione romena, ma anche il suo futuro. È stata un'ottima occasione per riflettere, imparare e costruire ponti tra due vivaci culture europee.

 

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